Su invito della Professoressa Daniela Ambrosino, Coordinatrice del corso di Laurea in Scienze del turismo (campus d’Imperia) presso il dipartimento di Economia dell’Università degli studi di Genova, martedì 11 maggio abbiamo registrato il seminario
“Dal dove al come. L’esperienza turistica fra marketing e persona”.
Un’utile iniziativa per traguardare, insieme a giovani studenti, alcune tendenze ed urgenze, funzionali all’auspicata ripartenza post-covid per un settore, come quello turistico, che ovviamente più ha sofferto gli impatti internazionali e locali della lunga pandemia.
Le righe di seguito sono, in qualche modo, l’abstract concettuale di quanto proposto durante il seminario.
L’offerta di turismo è attività per natura «interdisciplinare», intreccia sapere scientifico (si pensi alle analisi economiche e di mercato) e approccio umanistico (si pensi alle analisi socio-psicologiche e alle relazioni interpersonali sui frontline). Anche per questo genera “indotto” in moltissime direzioni, coinvolgendo una pluralità di attori e di target, dalla guida escursionistica che accompagna gruppi lungo i sentieri, sino alla lavanderia che si occupa delle lenzuola e degli asciugamani di un hotel…
L’essere umano non «rinuncerà» mai al turismo, praticandolo in sempre nuove forme, questo è – e non da oggi – un dato di fatto. E lo scenario post-Covid proporrà alcuni aspetti e dinamiche ben delineabili (dentro le quali, malgrado tutto, il centro è e resterà la persona, non il web).
Alla Liguria peraltro ancora urgono
una reale integrazione costa/entroterra
un’efficace destagionalizzazione dell’offerta
una formazione all’accoglienza di sistema (turismo come settore labour-intensive).
E all’impresa (sovente microimpresa a gestione famigliare) urgono
efficace conoscenza della lingua del mercato
più adeguato presidio di web e social
capacità di storytelling (narro dunque sono).
Si tratta, dunque, per così dire di fondere analogico e digitale.
Con l’espressione turismo esperienziale, come ormai noto, si allude ad un format che ingaggi il turista (co-protagonista, player, attore in scena) in attività concrete: in realtà, si tratta d’una rivoluzione copernicana, che molti operatori ancora non inquadrano a dovere.
Questo turista esperienziale (curioso, slow, esigente…) chiede autenticità: emozioni, genius loci, relazioni, momenti a pieno contatto con le comunità e le tradizioni locali.
Philip Kotler ce lo ha insegnato da par suo, argomentandolo dentro innumerevoli saggi: non più vendere quel che si è prodotto, bensì produrre quel che si vende. Benvenuti dunque a quei giovani talenti che, formandosi a dovere, si porranno al servizio del turismo sostenibile (da Agenda 2030 alle proiezioni Booking) e realmente orientato al futuro…
Umberto Curti