26 giu 2020  | Pubblicato in Ligucibario

San Pietro e Paolo, bancarelle e sapori…

fritto di pesce nel menu di san pietro e paolo

fritto di pesce nel menu di san pietro e paolo

Gli Annali con cui il vescovo Agostino Giustiniani (1537) tratteggiò storie della Repubblica di Genova annotano che «…verso la marina, si giunge alla piaggia, nominata la Foce, dove sono da otto a dieci case con la chiesuola di S. Pietro. E la piaggia è molto atta e comoda al varar delle navi (…) E in questa piaggia a tempi nostri si è edificato uno amplissimo edificio quadrato e diviso in due parti, con chiostri e molte officine concedenti alla cura degli ammalati di morbo pestifero; alli quali, quando accade il bisogno, è benissimo provveduto. E da questa fabbrica verso la montagna, in larghezza di un miglio, e lunghezza di due, sono bellissimi e fruttiferi orti coltivati con molta diligenza; per il che producono ogni specie ed ogni varietà di erbe e di frutti ortilici in grandissima abbondanza. E questo territorio è nominato il piano di Bisagno”.

Alla Foce, a fine giugno ogni anno, “omaggiano” San Pietro e Paolo centinaia di bancarelle, e un tempo tra la folla si diffondevano odori dalle trattorie, zuppa di muscoli con le gallette, fritto di pesce (varia la composizione ma sempre con anciöe), laete döçe, frittelle, canestrelli e frutta “di filiere prossime”, nei calici la festa erano vini bianchi secchi e poi – secondo casi – i moscati o i passiti. Scene di un mondo in gran parte scomparso. Terminando la fiera, i pescatori locali ricalavano in mare i loro valorosi gozzi, ma badando alle mareggiate, consuete a fine giugno, dato che – allerta il sinistro detto – “San Pietro ne vuole uno (intendasi: annegato) per sé”…

Proprio una tremenda mareggiata natalizia, anno domini 1821, fracassò la cappella (ormai secentesca) di San Pietro, e le bombe inglesi della seconda guerra mondiale (1943-44) completarono l’opera distruttiva sul complesso secentesco di San Bernardo (ne riferisce bene lo storico Giulio Ottonelli), sulla collinetta dinanzi al mare là dove attualmente – alla sommità di via Nizza – domina la chiesa intitolata ad ambo i Santi.

La fiera commerciale con le bancarelle, di cui dicevamo, rendeva bene (non è casuale che sia rito protrattosi fino ai giorni nostri); e palio, lumini in mare, mangiafuoco, illusionisti e fuochi artificiali costituivano l’intrattenimento dopo aver acquistato – cedendo a molte tentazioni – attrezzi per lavoro e casa (San Paolo veglia anche su cordai e cestai), tessuti tanto per sarte quanto per donne di casa, passatempi e diavolerie d’ogni tipo per grandi e piccini, “medicamenti” per l’acciacco del momento, leccornie salate e dolci… “Vénghino siori vénghino”!

Ma la leggenda, come noto, lega San Pietro anche a Sampierdarena (Comune autonomo fino alle aggregazioni della “grande Genova” nel 1926): sulle sue arene il santo avrebbe infatti dormito dopo una convincente predica dalle parti di piazza Banchi… Non a caso una chiesa sorse in suo onore anche a Banchi, essa ha una collocazione ed una storia molto particolari (tra incendi, epidemie di peste, matrimoni speciali…), e dunque varrà forse la pena di dedicarle un prossimo pezzo. Che ne dite?

Umberto Curti
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