18 apr 2017  | Pubblicato in Ligucibario

Pasqua a…? A Bra!

bra

bra

 

 

 

 

 

 

 

Pasqua, 2 giorni via dalla pazza folla, ormai so bene quel che piace a Luisa, lei è una piemontista, adora le cittadine cosiddette “di provincia”, i ritmi slow, e l’enogastronomia…sabauda. I confortevoli convogli della RFM ci consegnano a Bra, la città della Zizzola, nel tardo pomeriggio di venerdì, la località è armoniosa già imboccando via Audisio, in direzione dell’hotel. Mi sono prefigurato il tour de la ville grazie ad un sito web magnifico, “Turismo in Bra”, una miniera di suggestioni e stimoli che consiglio a tutti gli appassionati del buonessere. Ma per chiese, musei, librerie, enoteche, pasticcerie e “norcini” ci sarà tempo, ora nostra meta di affamati è “La cantinetta” in piazza Caduti per la libertà, dove ci preparano il mitico panino “Mac ‘d Bra”, pane lungamente lievitato con salsiccia di vitello cruda, formaggio d’alpeggio Bra (morbido e appagante) e foglie di lattuga fresca. Gli abbiniamo cose di Teo Costa, vigneron di Castellinaldo sempre affidabile.

mac 'd bra e barbera teo costa

mac ‘d bra e barbera teo costa

 

 

 

 

 

 

 

 

Luisa poi inizia a guidarmi per vie quiete, porticati, piazzette, dove il tempo pare fermarsi… Bra è pulita e ben mantenuta, forse (cercando il pelo nell’uovo) occorrerebbe solo un po’ più di audacia – ove possibile – quanto a pedonalizzazioni, perché la presenza di auto è alquanto invasiva anche nei pressi del centro storico, scatti le foto e purtroppo c’è sempre una vettura parcheggiata, un cofano che spunta…
I braidesi si confermano molto accoglienti, e i menu dei ristoranti molto attrattivi, compresa anzitutto, e ça va sans dire, l’osteria “Boccondivino” in via della Mendicità istruita, gli “addetti ai lavori” ben sanno che questa strada elegante ha dato i natali ad un’importante movimento di cultura enogastronomica…

bra

bra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo un lungo passeggio (purtroppo i due Musei che ci interessano apriranno solo la domenica) ceniamo al “Badellino”, sosta di charme ormai centenaria dove tutto – a cominciare dal carrello di antipasti – parla piemunteis: flan di verdure con fonduta, agnolotti, brasato al Barolo, pesche ripiene… Nei calici versiamo un Pelaverga (“Basadone” della cantina Castello di Verduno) anche perché in Liguria questi vitigni piacevoli – ottimi partner delle cucine terragne – sono pressoché introvabili.
Sabato mattina, dopo un caffè alla famosa “Pasticceria Converso” (in un viavai di colombe che anticipano la festa dell’indomani), ricominciamo le esplorazioni, Bra si sta preparando alla Pasqua e alla Pasquetta, si susseguiranno come sempre mostre ed eventi, agricoltura, bestiame, artigianato.

bra, portici e ospitalità

bra, portici e ospitalità

 

 

 

 

 

 

 

 

Luisa, fotoreporter attenta, si concentra sui portici dell’Ala in corso Garibaldi, su Palazzo Mathis (sede di uno IAT molto fornito), sul colonnato neoclassico di Palazzo Garrone, sulla facciata tondeggiante del Palazzo Comunale e sull’attigua parrocchiale di Sant’Andrea, dopo di che scendiamo su via Vittorio Emanuele II e via Cavour, dove sorge il più antico locale della provincia di Cuneo, l’”Antico Caffè Boglione”, dalle magnifiche boiserie di metà Ottocento. Questi, non a caso, furono i luoghi dove lungamente sostò lo scrittore-giornalista Giovanni Arpino, prematuramente scomparso (1927-1987), che la città ricorda anche con segnaletiche commemorative, intitolazioni ed iniziative culturali.

ricordo di giovanni arpino

ricordo di giovanni arpino

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ci neghiamo in via Cavour qualche acquisto da “Local” (pasta, sughi), né un gelato da “Frozen” in via Pollenzo, dove fiordilatte, menta di Pancalieri e sorbetto al fondente con sale valgono il diecielode.
Molto interessante, peraltro, anche il percorso delle meridiane, ve ne sono in Bra 7-8, che consente di scoprire angoli urbani e facciate inattesi, dove tuttavia lo scorrere del tempo viene “sancito” con motti non di rado beneauguranti.

meridiane a bra

meridiane a bra

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ bella questa Bra che, opportunamente, sta puntando sul turismo con convinzione (come Alba, Cherasco, Acqui Terme…), offrendo storia, arte sacra e profana, musealità, tradizioni, cibi, un intreccio appassionante quanto sa esserlo questo made in Italy di cultura e sapienze materiali che tutto il mondo ci invidia, e di cui noi italiani restiamo talora inconsapevoli. E’ bella questa Bra che rende brand le proprie risorse, a cominciare dalla salsiccia.
La sera, attratti dal menu esterno, ceniamo a “La gallinaccia”, nell’appartata via Gianolio, locale graziosissimo (fu calzoleria, nei tempi andati) e con luci soffuse, rilassanti. Oltre alla carta, vengono proposti 2 intelligenti menu-degustazione, quello a 22 euro non comprende la seconda portata. Dopo un appetizer di benvenuto (un delicato paté di fegati di coniglio), assaggiamo i classici antipastini (insalata russa, peperone con acciuga, vitel tonnato, lingua in salsa verde) e un primo piatto, Luisa gli agnolotti cui aveva rinunciato la sera prima, ed io i tajarin al sugo di carne, per terminare infine coi dessert, Luisa il bunet langarolo ed io una bavarese allo yogurt con torrone. Accoglienza sorridente ed efficiente, piatti curati, ottimo vino (Barbera cantina Castello di Verduno) e conto rassicurante, per un “voto” molto alto e il desiderio sincero di ritornare. Unico, piccolo suggerimento, dosare un filo meglio il burro che “lega” i tajarin al sugo, il piatto risultava un po’ troppo grasso.
La mattina di domenica, prima che il treno delle 12.31 (mannaggia) ci porti via, è d’obbligo la visita al Museo Archeologico, ubicato nel magnifico Palazzo Traversa.

palazzo traversa a bra

palazzo traversa a bra

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci accoglie una gentile receptionist, che superando scale, passaggi arditi e basse volte ci guida via via alla scoperta di un patrimonio storico di notevole interesse. I ritrovamenti archeologici, infatti, permettono anche qui di scoprire in primis la quotidianità delle epoche passate, le forme di cultura spirituale e materiale di coloro che ci hanno preceduti, il loro viaggio (commovente) attraverso le fasi della vita, del lavoro e della morte. Ai reperti della romanizzazione si sono affiancati oggetti di età tardo antica e medievale. Ecco così un’esposizione diacronica di vasellame, scodelle, corredi funerari, ampolle, fialette, fibbie… Ma il tempo ci tiranneggia e dobbiamo precipitarci verso il Museo del giocattolo, in via Guala, non lontano dalla stazione ferroviaria. Leggo che, ubicato dal 2007 nel Centro polifunzionale dedicato proprio a Giovanni Arpino, presenta una collezione (donata da un antiquario braidese) di oltre mille pezzi, i più antichi dei quali datano da fine Settecento. Un sagace allestimento la suddivide in varie sale, per un percorso che attraversa la prima infanzia (bambole…) ma poi approda al gioco anche come momento didattico, ingegneristico e “teatrale” (burattini…). La raccolta donata da Michele Chiesa aggrega anche manufatti di origine assolutamente famigliar-popolare (il giocattolo poteva infatti nascere anche in casa), includendo infine foto, pubblicazioni, cartoline, fumetti… che come didascalie collaterali completano e approfondiscono questa scoperta, ludica ma non solo, del mondo dell’infanzia. Purtroppo l’ultima visita guidata del mattino è già partita, e quindi ci imbattiamo in un portone chiuso. Pazienza, sarà per la prossima volta, dato che Bra offre cento virtuosi pretesti per tornare a farle omaggio, e mi riferisco anche a Pollenzo, cui stavolta abbiamo rinunciato.
BRAvissima Bra, e un caro arrivederci a tutti i suoi abitanti.
Umberto Curti

Commenta