Tramite un social (Facebook) mi è apparso il video di un giornalista, Stefano Pezzini, che conosco – sebbene a distanza – in quanto entrambi siamo, sin dal primo numero, fra gli autori del magazine bimestrale LiguriaFood.
In questo video – e non si tratta di una polemica da pianerottolo – Pezzini si doleva della mediocrissima qualità di un evento da poco visitato, “Pesce azzurro d’autore” ad Andora (SV). Sostanzialmente descritto come un ridotto mercatino, con prodotti incoerenti, sovente extraregionali e/o venduti a caro prezzo, e totale assenza, quel giorno, di un programma collaterale di convegni, laboratori…
Personalmente, apprezzo quasi sempre le voci fuori dal coro (sono così rare!), le voci che si sottraggono alla (interessata) e banale e remissiva litania delle “celebrazioni” ad ogni costo.
E da tempo, poiché Ligucibario® non vende pubblicità e – a differenza di tanti – non deve praticare alcun “marchétting”, seleziono con estrema cura, in Liguria e fuori, gli eventi che valga la pena visitare (quel che è stato affermato circa Andora vale francamente anche per altre manifestazioni). Evitando quelli che di anno in anno propongano meccanicamente sempre lo stesso parterre di aziende (di fatto, zero novità) e la completa mancanza di approfondimenti storico-culturali, ambientali, etno-gastronomici… Da parte mia, si badi, massimo rispetto per le aziende di cui sopra, che partecipano potendo investire con costanza, ma ciò talvolta denota anche l’incapacità di intercettarne altre, eppure una Liguria “ulteriore”, ove ben individuata e incentivata, s’aggiungerebbe…
Tutto quanto sopra origina, peraltro, da una proliferazione, via via senza senso, di sagre, “festival”, finger food e foodtruck, bomboloni fritti, porchetta, banchetti, fiere di qualunque cosa, rassegne fotocopia…, tese al profitto commerciale (ma molte destinate ad estinguersi…), ripetitive, e – malgrado talora si promuovano per ciò che non sono – senza reali contenuti di valore.
Questa stagione storica superficiale, frenetica, iper-digitale, infligge ad ogni àmbito – ed anche al cibo – le logiche del minishow, dello sketch, del claim. I post sul social, il video magari rudimentale di 1 minuto, talvolta la ripresa col drone, ma in una pratica di marketing spontaneistica, monotona, dagli aggettivi sin troppo prevedibili (imprese protagoniste, eccellenze in vetrina, successo straordinario, pubblico delle grandi occasioni…). D’altronde, come noto, oggi tutti sono esperti anche di divulgazione e web (e di nazionale di calcio).
Tanto che molta programmazione pian piano (ma anche rapidamente) diviene fine a se stessa, effimera, intercambiabile. Potresti prendere il comunicato stampa di una e utilizzarlo pari pari per un’altra… Branding? Direi nada de nada.
In definitiva, quante iniziative rendono realmente un buon servigio alla causa della valorizzazione, delle cultivar, del genius loci? Alla causa del food&wine di qualità, delle filiere-territorio, della biodiversità made in…, del buonessere?
Mi piacerebbe domandare a Stefano Pezzini, soggetto “navigato”, cosa ne pensi più in generale, e sapere quanti “addetti ai lavori” avrebbero/hanno l’“ardire” di concordare su quel che ho “osato” scrivere…
Attendiamo una felice alba e buona Liguria a voi tutti!
Umberto Curti