20 mag 2020  | Pubblicato in Ligucibario

Liguria di fortezze e castelli

Liguria di fortezze e castelli

Liguria di fortezze e castelli: Campo Ligure

Se, come tutti auspichiamo, l’emergenza coronavirus diverrà pian piano solo un ricordo, il turismo (attività cui l’essere umano mai rinuncerà) tornerà a dispiegare i suoi benefici effetti.
Nel caso dell’Italia, si tratterà anzitutto di un turismo fortemente “domestic” (di italiani), alla ricerca di mete meno consuete e (perciò) meno affollate, interessato al genius loci dei territori e delle città, habitat cucine tradizioni artigianati…
La Liguria fa pienamente parte di questa “marca Italia”, che rimane brand competitivo. E’ regione che consente forme di scoperta blue (le coste) e green (gli entroterra), a stretto contatto – caso per caso – con la natura, i centri storici, l’Alta Via dei Monti Liguri, il patrimonio heritage e museale, per vivere esperienze autentiche.

Da ponente a levante, “viaggio” tra le fortezze e i castelli di Liguria

Oggi Ligucibario® ti conduce, amico lettore, nella Liguria delle fortezze e dei castelli.
Le suggestioni della storia si ripropongono quasi intatte negli edifici preservati e a lungo abitati dal tempo, in quelle pietre e fortificazioni che le esigenze militari e difensive eressero un po’ ovunque sul territorio della Liguria. E’ una vicenda che data dal medioevo e giunge – soprattutto nel Savonese – sino a fine Ottocento. Racconta – non di rado immersa in paesaggi di incomparabile bellezza – l’ingegno dell’uomo, le dinastie feudali, i reggimenti, ma anche (beninteso) battaglie, distruzioni, felicità o lacrime colorate dal sangue. Dove oggi regna il silenzio sempre animato della natura, ieri dentro il clangore delle lotte si decisero destini e passioni.
Pur indagato da insigni studiosi (si pensi al savonese Anton Giulio Barrili, a Nilo Calvini che insegnò per molti anni archivistica all’Università di Genova, all’imperiese Nino Lamboglia…) tutto ciò compone, ancora una volta, dal mare alle Alpi, un forziere turisticamente non valorizzato per quel che meriterebbe. Pure, il turismo legato alla storia si sta rivelando come uno dei trend più interessanti e “contrattati” anche a tutte le fiere di settore recenti, non ultima la BIT milanese.

Visualizziamo insieme, allora, da ponente a levante, quel che la Liguria spalanca dinanzi agli occhi del visitatore attento e appassionato.
Già da Ventimiglia, risalendo gli antichi borghi oppure imboccando la Val Roja sin dove la strada (o la ferrovia) scompare dentro il lungo tunnel del Tenda, è un’antologia di forti che presidiarono i passaggi fra Italia e Francia, che preclusero i transiti, che indussero i passeurs a trovare altre soluzioni. Molti trekkers ne percorrono curiosi i camminamenti, che schiudono panorami infiniti.

Più verso levante, dove la riviera dei fiori si trasmuta gradualmente in riviera delle palme, i forti del Colle di Nava e del Colle di Melogno propongono strutture non troppo dissimili, i primi a sorvegliare il valico verso la piemontese Val Tanaro e verso la gentile Ormea, i secondi a guardia della strada che conduce all’alta Val Bormida. Nel bel mezzo, ecco la fertile piana d’Albenga (zucchine, carciofi, asparagi, vigne…), dove la cittadina che ne è centro svela a sua volta un nucleo storico delizioso grazie anche alle sue torri. Nella limitrofa Ceriale, viceversa, un possente bastione circolare, innalzato praticamente sull’arenile, rimanda ai giorni inquieti degli assalti barbareschi e delle razzie.

Anche il Finalese è ricchissimo di costruzioni e di cinte che risalgono, in taluni casi (i più interessanti), fino al XII secolo, si pensi ai tanti spalti che ancora s’ergono a dominare la valle, e le mura di Monte Ursino a Noli paiono ancora proteggere l’insenatura e l’abitato, grumo policromo di case e barche.

Verso Savona le aree di Millesimo, Altare e Roccavignale restituiscono testimonianze significative, e il capoluogo, superati i due forti di Vado Ligure, propone subito al visitatore l’incanto imponente del Priamàr, pietra sul mare, “cittadella” oggi percorribile in tutta sicurezza pressoché in ogni suo spazio e sede di spazi e momenti artistico-culturali.

Anche al Giovo, presso Pontinvrea, sono possibili soste evocative, là dove il governo Depretis realizzò 6 forti ecco infatti apparire – guardandoli a fondo – i resti di una tecnica ormai ottocentesca, ma penetrando nella provincia di Genova ed in Valle Stura non potrà mancare un’escursione al recuperato Forte Geremia presso Masone e soprattutto un’attenta visita a Castello Spinola a Campo Ligure, la capitale della filigrana, borgo di straordinaria grazia.

In Valle Scrivia l’esperienza più emozionante è certo rappresentata dal Castello della Pietra, a Vobbia, nido imprendibile scavato nella puddinga, cui si giunge con percorsi assai scenografici. Ormai nel golfo del Tigullio, le località di Camogli, Portofino, Rapallo e Santa Margherita, da sempre mete del turismo d’élite, possiedono ciascuna un esempio di castello o di forte. Quello di Rapallo, in particolare, sembra emergere dalle acque del mare, contrassegnando con la sua stazza massiccia tutto il golfo. Ascendendo la Val d’Aveto a nord, infine, anche Santo Stefano d’Aveto ha una solida fortezza, tatticamente posizionata a guardia dei vari percorsi appenninici che approdavano all’Emilia piacentina.

Lo spezzino è orograficamente un’infilata di magiche scogliere, ma punteggiate dall’opera dell’uomo prodiga – anche qui – di fortezze e torrioni: Levanto, Monterosso, Portovenere, Lerici… E nell’interno, a Sarzana, la mole elegante di Firmafede e (appena fuori dell’abitato) di Sarzanello. La città è ormai arcinota anche per i suoi riusciti eventi, il Festival della Mente e i mercati d’antiquariato. Ma anche Varese Ligure, Arcola, Vezzano, Ameglia, Castelnuovo Magra (non a caso castel-nuovo) e altre piccole realtà della provincia sono caratterizzate da resti più o meno importanti e conservati, e da manifestazioni che narrano lo spirito autentico dei luoghi.

Non resta dunque che cominciare, o riprendere, il viaggio…
In queste settimane di “ripartenza”, nelle quali sarà fondamentale già progettare proposte turistiche coinvolgenti, all’insegna dell’edutainment, interattive, che “immergano” l’ospite – come protagonista – a centro scena, è bene distinguere tra i prodotti che si autodefiniscono esperienziali e quelli che lo sono veramente. Il “Libro bianco del turismo esperienziale. Prospettive (in Liguria) per territori, cultura, imprese” che – dopo quasi 25 anni di marketing e consulenze sul campo – ho pubblicato ad inizio 2019 (ed. Sabatelli), e che utilizzo in tutti i corsi di formazione, può rappresentare un valido strumento operativo per quanti si occupino di progettazione e promozione turistica (al link https://www.sabatelli.it/?product=libro-bianco-del-turismo-esperienziale-e-foodcrafts ulteriori approfondimenti e sconto su eventuali acquisti).
Più che un libro…, un vero kit di attrezzi per i vari attori pubblici, dall’assessorato all’ente parco, e per associazioni di categoria, consorzi e imprese (hotel, agriturismi, ristoranti…), manager, formatori, studenti di istituti turistici e universitari.
Umberto Curti
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