Agosto di una vita fa. La Giulia – primi anni ‘70 – ci trasportava velocemente a Molveno, ma senz’aria condizionata, il rombo che entrava dai finestrini spalancati t’assordava in pochi minuti… Da Genova mio padre individuava sempre in Brescia la necessaria sosta intermedia. La città mi appariva bella, ma credo non lo fosse tanto quanto lo è oggi (oggi è bellissima). Pranzavamo (serviti da un corpulento patròn) al ristorante “Rocol”, in centro, dove i casoncelli col burro fuso – se ricordo bene – sposavano un rosso del Garda. L’enogastronomia bresciana è molto festosa, grazie ad un territorio ricco di biodiversità, e a quei tempi il mio stomaco di ragazzetto digeriva anche le pietre, sinché alle 15 ripartivamo per l’ultimo balzo verso i laghi e le frescure trentine. Non pensavo che le enogastronomie sarebbero state la mia professione di adulto. Le enogastronomie oggi rappresentano la ricompensa ai tanti sacrifici lavorativi che con Luisa – la mia dolce guerriera – ho sostenuto.
Sono gli artigiani cioccolatieri di ACAI, che dunque ringrazio, a ricondurmi a Brescia, per “La via del cioccolato” (mostra-mercato che parte dal salotto di corso Zanardelli), tappa del loro instancabile giro d’Italia per condurre nelle piazze il cioccolato di qualità e la cultura dei prodotti squisiti, salubri, etici. Li saluto (Marisa…), scambiamo due parole dentro gli stand allestiti sin dall’alba con la consueta cura, ma il sabato è uggiosissimo, piove e il pubblico non pare granché in vena di chocotrekking e chocoshopping… Brescia in questo periodo celebra il compleanno della propria metropolitana, e perciò alcuni chocolatier si sono cimentati col tema, vedo sculture policrome e assaggio praline (dove la tonda langarola è sempre gentilissima) che sono lampi di creatività affettuosa. Una pralina bianca è ripiena di creme gianduja e fondente e serigrafata con burro di cacao.
La domenica, per fortuna, ha Giove Pluvio in sciopero, o quantomeno svogliato, e qualche raggio di sole scalda il centro storico di Brescia e le ruralità circostanti. Una folla varia e curiosa pian piano prende d’assalto gli stand, dove occorre costantemente riassortire la merce, i volti sulle front line di vendita si fanno – malgrado la fatica – più sorridenti, ricomincia la festa di famiglia. Il mio turno è alle 16.30, insieme – come sempre – ad un maître chocolatier. Nelle nostre degu-conversazioni raccontiamo la storia del cacao, la produzione del cioccolato, gli abbinamenti enologici. La verticale stavolta principia da un Guayaquil 64%, prosegue con uno strabiliante blend 65%, e termina con un Madagascar 70%, “sposati” a Sangiovese passito, Banyuls (granaccia passita), Marsala e Porto. Il pubblico s’avvicina sempre più numeroso (alla fine avremo davanti almeno una sessantina di persone), chiede, s’informa, degusta, valuta, riflette. Addirittura, tocchiamo temi “scabrosi”, quali l’Italian sounding e la contraffazione alimentare, le materie grasse sostitutive, gli edulcoranti chimici, i (sedicenti) miglioratori… V’è chi chiama edutainment questo genere di iniziative, io mi permetto di rammentare che perteneva già a un certo Orazio la filosofia del “prodesse et delectare”, ovvero di formare divertendo. E non è forse il made in Italy dei cibi e dei vini la miniera di risorse che meglio consente di appassionare istruendo? Ci decideremo, prima o poi, a tutelare e raccontare compiutamente quel che sappiamo fare? Ci decideremo, prima o poi?
Fratello lettore, chocogourmet, tu stai in linea, rimani in ascolto, perché con ACAI (e con me) leggerai altre belle pagine, visiterai altre belle piazze, e apprezzerai altri bei cioccolati. Il link del “cibo degli dèi” è attivato, abbiamo molte idee interessanti che vogliamo condividere con te.
Nota di servizio per turisti e gastronauti: ho goduto di una camera sfarzosa e di un’ospitalità impeccabile al NH Hotel di viale della Stazione, ho consumato un ottimo spuntino al lindo caffè Vescovado sull’omonima, quieta piazzetta, e ho cenato con piacere alla giovane Bottega, in via dei Musei, fra sfiziosità del posto e calici da varie regioni. Au revoir, Brixia (te l’ho detto: sei bellissima)! Au revoir, maestri del cioccolato! Non potrò esser con voi a Treviso semplicemente perché sarò al Salone Agroalimentare di Finalborgo!
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Umberto Curti, Ligucibario®