21 mar 2018  | Pubblicato in Ligucibario

La sedia di Chiavari

stampi in legno per croxetti del levante

stampi in legno per croxetti del levante

La “chiavarina” è una famosa sedia in legno, pensata ai primi dell’800 dall’apprezzato ebanista chiavarese Giuseppe Gaetano Descalzi (1767-1855), figlio d’un bottaio e soprannominato “Campanino” in quanto lontano discendente di campanari, il quale s’ispirò – semplificandolo – al cosiddetto stile Impero francese (Luigi XV→Direttorio), pervenendo a straordinarie leggerezza della struttura e solidità degli incastri, e intrecciando a mano in trama e ordito le esili fettucce di salice palustre (oggi giunchi indonesiani) da annodare infine sul telaio imitando un tessuto percalle, il gingham.
La chiavarina – nel progetto di Descalzi pesante 1 kg, ma indistruttibile e stabile – va in tensione come un tamburo e dunque regge pesi notevoli (oltre 150 volte il proprio). Lo schienale tondeggiante (ergonomia che non “sollecita” le spalle) e l’essenzialità d’un design pulitissimo sono sempre le sue cifre di maggior riconoscimento.
Il successo (tributatole via via anche da nobili e da scultori) originò lo start up di numerose imprese manifatturiere a Chiavari e dintorni, e conseguente crescita occupazionale.
Ma da metà ‘800 la chiavarina scontò la concorrenza delle sedie “industriali”, fra cui le austriache Thönet, di legno curvato a vapore, dal semplice assemblaggio già seriale (con pezzi sostituibili) e dunque più economiche (https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Thonet).
Oggi la “chiavarina” – ormai un’icona non priva di una propria classicità – resiste presso alcuni meritori mobilifici/seggiolai artigiani (Levaggi, Lusardi, Podestà…), pur continuando ad ispirare architetti e designer (ad es. Gio Ponti, per Cassina, lanciò nel 1955-57 la celeberrima Superleggera, che dalla struttura della chiavarina arriva ad un oggetto giocoforza più moderno, ed inconfondibile, ma dal prezzo – com’era negli auspici – contenuto).
I vari legni provengono – tuttora – dai boschi dell’entroterra, e la chiavarina conferma la propria “sfida local” alla modernità global, destinata a consumatori esigenti che non s’accontentano di prodotti in toto standardizzati. Un ulteriore motivo per visitare Chiavari e il Tigullio, magie della Riviera ligure di levante, dove i centri storici sono un carosello di musei, dimore patrizie, botteghe vintage, atelier d’antiquariato, forzieri enogastronomici! In via Bighetti 73, a Chiavari, opera fra l’altro anche Franco Casoni, l’ultimo intagliatore di polene e notissimo “maestro” di stampi per croxetti (e dove ieri campeggiava sovente la croce fliscana oggi “sorridono” le iniziali degli sposi…).

Umberto Curti umbi bello

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