Pandöçe zeneize, ma dovrei usare il plurale, la versione alta è più antica (dolcificata col miele, lievitava col crescente naturale…), quella bassa è ottocentesca e più veloce (pastafrolla e baking powder), oggi anche la più venduta.
Di pandolce hanno scritto in tanti, poeti locali compresi, io da parte mia gli ho dedicato una ricostruzione storica (a questo link) che difficilmente potrà essere arricchita, non tanto per miei meriti, ma per il fatto che non disponiamo d’ulteriore documentazione.
Dal Medioevo, come noto, in piazza Caricamento – la ripa maris – approdavano dal mondo le materie prime migliori (in questo caso lo zibibbo, l’arte della canditura dalla Sicilia araba, la frutta secca…), ed ecco che i “pasticceri” si cimentarono con una ricetta sempre più fastosa, la quale richiede anche attenzioni specifiche in cottura, affinché l’impasto non indurisca per eccesso d’uova, e non scurisca fuori restando mal cotto dentro… Chissà che poi non se ne sia “occupato” anche il grande Andrea Doria, a cavallo tra ‘400 e ‘500…
In Liguria il pandolce sciorina peraltro molti nomi (ed è Genoa cake nel mondo): pan dö bambin a Sanremo, con qualche variante pan del marinaio/pescatore ad Alassio, focaccia sarzanese a Sarzana, dove rivaleggia con la spungata… A Genova e Liguria il pandolce profuma soprattutto di Natale, la foglia d’alloro veniva infissa al centro dal più giovane di casa, però lo affettava il più anziano. Se la cottura avveniva nei forni pubblici, un’incisione superiore consentiva di riconoscere il proprio.
Sia come sia, ovunque vigesse il benessere una fetta si elargiva al primo povero che bussava alla porta (talora erano monaci di conventi dove si assistevano gli indigenti), ed una si conservava – ben riparata – per San Biagio, il 3 febbraio, questo martire è infatti il protettore della gola, ed anche in Lombardia “el dì de San Bias se benedis la gula e el nas”…
Circa gli accostamenti enologici, la versione più alta si sposa ad esempio con un DOC Golfo del Tigullio e Portofino Moscato, per quella più bassa suggerisco invece un passito a bacca bianca (la Liguria non ne è affatto priva) di non eccessiva struttura. Taluni prediligono però il Marsala, classico liquoroso di fine-pasto.
Fatemi sapere, amici Lettori, se il vostro pandolce è alto o basso, e cosa versate nei calici…
Umberto Curti
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