La comunicazione nell’etichetta. Un labelling per l’enogastronomia e l’artigianato, workpaper per CNA, 2013.
Food&crafts, filiere brevi&buonessere, magnifici binomii. Si può dire, in particolare, che cibo e vino, negli anni recenti, siano stati fra i più vincenti attrattori di turismo, sollecitando anche – com’era prevedibile – forme di curiosità verso l’agroalimentare, l’artigianato e tutto quel che di peculiare è acquistabile sul posto (certo non il banale souvenir costruito chissà dove in quantità industriali…). Del resto “stiamo parlando di cibo, dell’atto magico e sacro entro cui la nostra specie ha tradotto e acculturato la sua fame e la sua capacità di sopravvivere. Stiamo parlando dell’unico settore industriale dove la nostra piattaforma italica riesce sicuramente a competere nel mondo e a esprimere non solo prodotti ma sicuramente ricerca, creatività, design e forte autonomia e identità”. Le pagine di Umberto Curti confermano quanto il genius loci, lo spirito del luogo, il saper fare qualità e la passione dell’artigiano (il filigranista, il vetraio, il ceramista, il falegname…), siano quindi, tuttora, qualcosa che piace e vale, non solo in àmbito turistico. Tanto più essi vengono percepiti dal target quanto più i territori eleggono risorse-marker in grado di rappresentarli all’esterno. Aldilà dei casi più noti (chi non ha visitato Murano e Burano in gita scolastica familiarizzando con vetri e pizzi?), è interessante notare come Bolgheri, ieri piccolo centro del livornese generalmente nominato solo grazie ad una lirica di Giosué Carducci, sia oggi meta di frotte di enofili, a caccia d’un (costoso) vino dei cosiddetti “Supertuscans”, non a caso celebratissimo dai massmedia…