Con Luisa (alias la professoressa Puppo…) ho preso parte ad una nuova escursione, ideata da Mitch di “Wild Bormida” in sinergia col Comune di Pallare. Dal punto di vista gastronomico si tratta di una località che accentra nel lisotto – sorta di piadina da salumi e formaggi preparata con farina, acqua e dall’800 patate – una delle proprie più radicate tradizioni (e su lisotto di Pallare, lisone di Riofreddo, fassino di Mallare, fazzino di Bormida e sciaccarotto di Roccavignale l’alfabeto del gusto di Ligucibario® è come sempre prodigo di precisazioni…). Il lisotto, giacimento rurale, ricetta “delle nonne”, qui è davvero un simbolo di comunità. Di forma più o meno quadra e cotto sulle piastre, eccelle con cipolle, lardo, uova, salse agliate…
Il territorio peraltro regala anche zerarie, formaggette (magnifiche quelle a latte misto), mele della cultivar “boccone del prete” (una delle antiche varietà valligiane in via di convinto recupero), naturalmente funghi, castagne… Ma presso la bottega “Le cicce” (amico Lettore entra ed esplorala) ho trovato anche ottime tire, che sono tipiche di Cairo Montenotte e raccontano una vicenda di saccheggi napoleonici. Da alcuni anni, infine (last but not least), è attiva in Pallare la pasticceria “Cascina del sole”, che condivide la filosofia bio e delle filiere brevi, perpetuando fra l’altro le migliori pastafrolle di Liguria, gobeletti, baci di dama… Di solito, un’amica savonese mi regala a Natale la sua focaccia secca ed il suo pandolce (1). I cui unici ingredienti, Deogratias, sono farina bio (non cementi ogm a tutto glutine!), pasta madre, burro di alta qualità (non margarine!), zucchero di canna, tuorlo d’uovo, miele, aromi, vaniglia (non vanillina!), uvetta, scorze d’arancia, cedro (non zucca tinta di verde!). Questo panettone non a caso va posizionato in luogo caldo almeno un’ora prima del consumo.
La passeggiata di domenica 19 giugno, un tuffo dentro la storia agricola e socioeconomica dell’entroterra, è partita dalla secentesca, pregevole chiesa di S. Margherita d’Antiochia a Biestro, frazioncina di circa 70 abitanti posta a 626m sul livello del mare, con suggestivo laghetto artificiale (percorrendo via Germano). I nostri scarponi hanno raggiunto prima l’antichissima imponente Ca’ di Gamba, con tracce di meridiana in facciata, lungo un itinerario forse (forse) connesso anche ai Templari, e poi via via incisioni rupestri (l’area ne è ricca), “funghi” di pietra, e in località Bricco le cosiddette 5 pietre di Napoleone, che di napoleonico verosimilmente hanno poco. Tagliate nell’arenaria, enigmatiche nella loro sagomatura geometrica ed immerse nella fitta vegetazione, potrebbero legarsi, più che ad un luogo cultuale celto-ligure (sebbene le felci intorno svelino presenza d’acque), ad attività edificatorie medievali, che necessitassero di strutturazione solida; ma immagino che la verità definitiva – leggende a parte – purtroppo non si acclarerà mai.
La gradevole iniziativa, un poco penalizzata dalla impattante calura e dagli insetti, si è conclusa ai tavoli della trattoria “Da Franca”, nella centralissima piazza San Marco a Pallare. Dopo un gentile amuse-bouche di salsiccia cruda, assai festosi i semplici antipasti (lisotto con affettati, zuncò (2), formaggetta…), e assolutamente commendevoli i raviolini al ragù, un po’ pizzicati, dalla forma “piemontese”. I più affamati potevano poi assaggiare la punta di vitello cotta al forno con patate, e concludere con dolci della tradizione fra cui il bunét, vero ponte culinario tra le due val Bormide, quella ligure e quella piemontese. Personalmente ho accompagnato le portate con un Dolcetto easy easy, e il conto, onestissimo, ha rappresentato – pur esso – una lieta sorpresa.
Se questi territori facendo sistema si dotassero di un piano di marketing turistico “su misura”, gli sforzi pubblico-privati potrebbero generare ben altri risultati…
Alla prossima, gourmet Ligucibariani!
(1) sulla mia “lotta” a favore del pandolce alto (il più antico, lievitato col crescente naturale), leggimi a questo link
(2) anche circa lo zuncò puoi consultare qui l’alfabeto del gusto, ecco il link
Umberto Curti