6 giu 2022  | Pubblicato in Ligucibario

Giornata mondiale della sicurezza alimentare

20190412_101219Dal 2019 si celebra il 7 giugno la “Giornata mondiale della sicurezza alimentare (World Food Safety Day)”, per sensibilizzare sul tema, prevenendo e gestendo i rischi circa l’uso di cibi a vario titolo contaminati.

Standard igienici, controlli efficaci, disponibilità d’acqua potabile, buone pratiche agricole, formazione degli operatori, responsabilizzazione dei consumatori sono i viatici per condividere una scelta realmente partecipata, la sola che generi risultati a lungo termine (anche in termini di progressivo rifiuto dei cosiddetti, innumerevoli trash food). Certamente, fra tanti disastri, la pandemia ha quantomeno veicolato una maggior consapevolezza circa i rischi (“mortali” per l’intera umanità) della scarsa igiene, delle malattie e infezioni zoonotiche (passaggio animali-uomo)… Sommate all’inquinamento, al cambiamento climatico e alle truffe alimentari queste emergenze configurano ormai un quadro esplosivo, i cui soli fronteggiamenti sono di fatto la sostenibilità (reale, non a parole) e conseguentemente le tecnologie orientabili al “bene”. Si consideri, peraltro, che secondo stime del 2015 erano, e presumo sono, 1 milione i decessi annui imputabili al tabacco e 600mila i decessi imputabili all’alcool.

Le patologie causate dagli alimenti – come noto – possono sovente risultare “invisibili”, indotte da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche che penetrano il corpo per il tramite di cibi o acque. Accedere ad alimenti “puliti” (puliti lungo tutta intiera la filiera produzione-consumo) significa dunque giovare alla salute e al benessere delle popolazioni, alle aspettative di vita, e diminuire i costi sociali delle malattie. Una battaglia via via condivisa da Paesi, organizzazioni “green”, scienziati, imprese attente all’ambiente e cittadini. Purtroppo la FAO tuttora allerta circa i 600 milioni di casi annui di malattie di origine alimentare, anzitutto a carico dei soggetti più vulnerabili, in specie le donne e i bambini, i popoli interessati da guerre e scontri militari, i migranti, le categorie dalle basse difese immunitarie, o prive d’informazioni. Circa 420mila ogni anno coloro che muoiono dopo il consumo di alimenti contaminati, ma soprattutto sono i bambini sotto i 5 anni i più colpiti, il 40% del totale.

L’Italia, piace per una volta poterlo sottolineare, gode un posizionamento di valore. Negli ultimi 10 anni la vendita di pesticidi sarebbe scesa di circa 1/3 (Coldiretti da dati Eurostat), mentre altrove – Paesi nient’affatto lontani – la vendita scenderebbe meno o addirittura crescerebbe. Non a caso rilevazioni EFSA confermerebbero in Italia minori residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino. Che il bio stia vincendo la sfida? In tal senso, un’etichettatura leale ed esauriente in termini di provenienza della materia prima, produzione e trasformazione finale davvero completerebbe l’informazione verso tutti i consumatori… Essi ne hanno diritto, tanto più che l’Italian sounding stesso prospera grazie all’ambiguità e alle reti dalle maglie troppo larghe. Starà poi ai consumatori saper scegliere la qualità/l’autenticità, quella quotidiana che, nel bene o nel male, conferma il detto “siamo ciò che mangiamo”. Io ebbi l’onore di conoscere Luigi Veronelli, il quale sottolineava che “il peggior vino contadino è migliore del miglior vino industriale”.

Ed Ancel Keys, stabilitosi nel Cilento, morì non a caso centenario…

Umberto Curti

umberto curti

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