15 mar 2018  | Pubblicato in Ligucibario

Campo Ligure, revezora, filigrana…

testa in cassetta

testa in cassetta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La filigrana è una lunga e raffinata lavorazione simil arabesco, ben nota già ad Etruschi e Romani (tecnica “a giorno”) dove l’artigiano compone con esili fili d’oro, o d’argento, oggetti di diversa foggia. Dopo alterne vicende sociali ed economiche (crollo dell’impero romano, età medioevale, scoperta del Nuovo Mondo, corti rinascimentali e barocche…), in Liguria si diffuse prepotentemente da fine ‘700, sostenendo la concorrenza di centri piemontesi, toscani, veneti, abruzzesi, nonché di Roma, Napoli, Sardegna (terra celeberrima anche per sbalzo e cesello) e Sicilia. Ognuna di queste aree si può dire conservi propri usi e tecniche.
Nel 1884 il maestro Antonio Oliveri, mosso da spirito imprenditoriale e forse da saudade, volle da Genova avviar bottega nella natìa Campo Ligure, pioniere di una “scuola” che rapidamente crebbe sino a 33 atelier. Oggi come ieri gli artigiani del posto – cuore della Valle Stura ligure – con varie “bruscelle” (pinzette), cannello saldatore a gas e fili d’argento creano sulla piastrella di ceramica, con pazienza e mani espertissime, i propri capolavori, i gioielli in filigrana d’argento, pezzi unici, artisticamente mirabili. L’apprendistato, per quei giovani che ancora vogliano avvicinarsi ai creativi mestieri della manualità made in Italy (oggetti d’arredo, decori, bottoni, orecchini, ciondoli, collier, spille, fibule), non a caso può durare anni, ed esige passione oltre che competenza…
Il bellissimo (e restaurato ed ampliato) Museo della filigrana, in via della Giustizia 5, è il luogo migliore per comprendere le diverse fasi di lavorazione della filigrana, la fusione, la trafilatura, la torcitura, la laminatura, la scafatura, la riempitura, l’assemblaggio e rifinitura. Il polo culturale si lega a Pietro Carlo Bosio, insigne artigiano – e mecenate – campese, sodale anche dello scultore Ilario Cuoghi, e fu inaugurato nel 1984 (un secolo esatto dopo l’avviamento del laboratorio di Oliveri). Ospita una collezione di circa 200 pezzi da quattro continenti (Europa, Asia, Africa e America Latina). Tuttavia, Deogratias, nel centro storico tuttora s’incontrano anche alcune magnifiche botteghe artigiane (Bongera, Filigranart…) dove coccolarsi con un regalo che profuma di storia.
Ma la Valle Stura è scrigno anche di ulteriori tesori culturali (castelli, luoghi di devozione, musei), paesaggi idilliaci (con infinite escursioni per trekkers e bikers) e gastronomici (menzione d’onore per la tradizione casearia, nonché revezora di mais e focacce, testa in cassetta (favolosa con la revezora), ravioli, pute e batulla, crumiri, funghi, castagne, miele, frutti di bosco…, e ovviamente le cento trattorie ed agriturismi very very local che punteggiano la valle). Vi si può giungere con l’ardita ferrovia ottocentesca Genova-Acqui Terme, che dall’Acquasanta in sù ferma in tutte le località principali, Mele, Campo Ligure, Rossiglione, eccetto Masone.
Umberto Curti

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