Il cibo, nelle sue mille sfaccettature, è un argomento di confronto potenzialmente inesauribile, che attraversa diversi ambiti della società e del sapere. A tal proposito, ci spostiamo un po’ più… in alto e vi consigliamo di farvi un giretto su Avamposto 42, un progetto di ASI ed ESA, le agenzie spaziali italiana ed europea, rispettivamente.
Avamposto 42 è, prima di tutto, un diario di bordo rigoroso, ma interessante e godibile, che seguirà le fasi della missione 42/43 Futura sulla Stazione Spaziale Internazionale, la cui partenza è prevista per la fine di novembre di quest’anno. Protagonista è Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha), prima donna astronauta italiana e, tra pochi mesi, prima italiana a volare nello spazio.
Sotto gli auspici del 42, numero carico di aspettative, come ci ha insegnato il buon Douglas Adams, Samantha alternerà il duro lavoro che la aspetta sul laboratorio orbitante della ISS alla comunicazione dello stesso attraverso il portale di Avamposto 42: un tramite, nei sei mesi della missione, tra noi inchiodati quaggiù e la vita sulla Stazione Spaziale, in orbita terrestre bassa, tra 278 e 460 km di altitudine.
Per tornare alla premessa, Samantha ha scelto di concentrare gran parte della propria attività divulgativa e comunicativa su uno specifico aspetto dei viaggi spaziali, apparentemente secondario agli occhi di noi profani, quello legato all’alimentazione e nutrizione degli astronauti:
…come spesso fanno gli astronauti europei, scelsi un tema a me caro da approfondire nelle attività di comunicazione della missione: la nutrizione. Volevo parlarne, perché nella mia storia personale l’acquisizione di poche, semplici conoscenze sull’interazione tra il cibo e il nostro corpo ha avuto un effetto molto positivo in termini di salute e benessere.
Vorrei che sempre più persone posseggano le semplici conoscenze necessarie per fare scelte alimentari consapevoli, che permettano di godere della vita pienamente e a lungo. Allo stesso tempo vorrei che sempre più persone conoscessero la sfida dell’esplorazione spaziale, un affascinante viaggio collettivo dell’umanità per allargare le possibilità della nostra specie.
Non a caso, tra i partners di Avamposto 42 troviamo anche Slowfood e Argotec, azienda aerospaziale italiana impegnata nella ricerca in svariati settori dell’esplorazione spaziale, tra cui anche lo studio e lo sviluppo di alimenti specifici per gli astronauti.
Leggendo i contributi già pubblicati nella sezione Osteria ai confini dell’universo – altra strizzatina d’occhio alla Guida – scopriamo che ormai è decisamente lontana l’immagine, consolidata in tanta cultura popolare, dell’astronauta rassegnato a “mangiare male”, i cui pasti si limitano all’assunzione di pilloloni e gelatine di sintesi, tanto efficaci quanto tristi.
Oggi non si parla certo di allegre tavole imbandite e di lunghe successioni di portate (anche perchè le tavolate sono così…), ma di momenti di break programmati, durante i quali il cibo e l’esperienza del cibo riescono comunque a ritrovare una centralità.
Questo perchè i pasti di Samantha Cristoforetti e degli altri astronauti europei vengono studiati nei laboratori della Argotec in collaborazione con un vero e proprio chef, il cui obiettivo sta nel fondere l’aspetto più “tecnico” con quello “sensoriale”: da una parte garantire il giusto apporto nutritivo nonchè la trasportabilità e conservabilità degli alimenti; dall’altra fare sì che essi conservino quelle caratteristiche gustative, olfattive e tattili “terrestri” che trasformano l’assunzione del cibo in una esperienza gratificante e a tutto tondo, per il corpo e per lo spirito. In pratica la gastronomia ha un ruolo rilevante per il benessere psicologico degli ospiti della ISS.
Le scorte alimentari della Stazione Spaziale Internazionale rispondono quindi a tanti criteri:
- rispetto della materia prima (qualità, freschezza, tipicità) e della tradizione gastronomica del paese di appartenenza dell’astronauta.
- corretto equilibrio nutritivo, basato sul modello del piatto unico.
- volume ridotto (lo spazio a bordo è prezioso), lunga conservabilità (shelf life) e stabilità microbiologica.
- mantenimento di colori, profumi, sapori e consistenza, a prescindere dai metodi di conservazione adottati.
Avamposto42 merita di essere seguito, sia perchè promette interessanti contributi sui temi che stanno più a cuore a Ligucibario, sia perchè ci permetterà di accompagnare idealmente una missione in cui è importante l’apporto dell’Italia, in termini umani e tecnologici. Lo trovate su Twitter @Avamposto42 e su Facebook.
Diego Portaluppi