Con l’amico Stefano Pezzini conversavamo circa la “famosa” riunione” fondativa del situazionismo, a Cosio d’Arroscia (IM), nel luglio 1957, ad opera dell’artista danese Asger Jorn (1914-1973) insieme al farmacista albese Pinot Gallizio, al filosofo-sociologo-cineasta parigino Guy Debord e alla sua compagna, la scrittrice e critica parigina Michèle Bernstein, al musicista Walter Olmo, a Pegeen Guggenheim (figlia della collezionista cui dobbiamo il museo veneziano), e al pittore-fotografo inglese Ralph Rumney…
E di Cosio era il pittore Piero Simondo (spentosi di recente), allievo di Casorati, che con la moglie Elena Verrone faceva da cicerone attraverso i carruggi del borgo.
Il situazionismo, in qualche modo filiazione del MIBI (Mouvement International pour un Bauhaus Imaginiste) e del lettrismo post-dada, fu movimento di caratura internazionale e riunì intelletti culturalmente rivoluzionari, d’ispirazione libertaria forse più che marxista.
Sempre nel 1957, fra l’altro, Asger Jorn acquisì dalla proprietaria, signora Parzano, un bel rustico in cattivo stato, a Bruciati, area pertinente ad Albissola Marina, luogo che via via – insieme al terreno limitrofo – diverrà il suo laboratorio creativo, un laboratorio piacevolmente policromo, con murales e ceramiche, dove le arti si fondevano, dove l’artigianato interagiva con la vita quotidiana…
Cosio d’Arroscia è un grumo di case dove il Mediterraneo pian piano incontra la montagna, e la cucina è bianca, malgara, con profumi di erbe, in primis la lavanda e l’aglio orsino. Di questa cucina, Ligucibario® s’è ovviamente occupato (ad es. link qui) in ripetute occasioni…
“In herbis salus”, come recita accogliente l’esposizione etnobotanica nel vecchio municipio, col “portico della conferenza degli uccelli”.
Chi risalga l’Arroscia quindi incontra formaggi (e ricotte, e brüssö), pan fritto, salvia fritta, turle di patate con menta ed erba besa, raviole da cuocere alla piastra, taglierini d’engari, rinvigorente brodo d’uova, torte salate e verdure ripiene, castagne, miele e melata, dolci catarinette, torte strosce…
Ci chiedevamo dunque, con Pezzini, cosa vi mangiassero in quei lontani giorni i situazionisti. Difficile rispondere. Molte patate bollite, condite con buon olio, mi è stato suggerito, e soprattutto non mancarono generosi bicchieri di Cosiate, com’è chiamato in loco l’Ormeasco, vino rosso tratto da uve dolcetto. Guy Debord, dalla Francia, successivamente scrisse “Qui non mi manca nulla, salvo il Cosiate”… Vociferano che bevesse Cosiate anche al momento della prima colazione. Prosit!
Umberto Curti
27 mar 2023 | Pubblicato in Ligucibario
Asger Jorn a Cosio d’Arroscia
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