L’etimo è quello di rafano. Con la rapa della Pennavaira (o Pennavaire) si fa anche una torta rusticissima, a Nasino e dintorni. Un tempo, il succo era somministrato ai bambini come antidoto allo scorbuto. Nei “Castigatissimi Annali della Repubblica di Genova” redatti da Monsignor Agostino Giustiniani (1537) anche Caprauna (oggi cuneese) veniva menzionata, ovunque orti grazie a terreno e clima ottimali, e le rape còlte entro il 30 novembre si commerciavano anche verso la riviera di ponente. Le piante secche venivano viceversa arse per la ricorrenza di San Giovanni dinanzi alle case, cospargendo gli usci di cenere in funzione anti-formiche. Da un’unica semente originano in realtà due tipologie, una giallastra e più piatta, assai delicata quanto a sapore, e in quantità minori una biancastra. La rapa è in genere secondo raccolto, susseguente alla patata, con semina in piena estate. Le cime di rapa, vanto della cucina pugliese, altro non sono che gli steli fiorali, còlti coi fiori in boccio.
Umberto Curti
Rapa della val Pennavaira (SV) 2
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Buona giornata a tutti,sono Donatella Ferraris responsabile sul territorio della Rapa di Caprauna ,Presidio Slow-food.Buon lavoro e a presto.
Buon lavoro anche a lei, gentile Donatella.
Umberto Curti, Ligucibario