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Moscatello di Taggia (IM)

Bottiglia very important del tempo che fu, quando la Liguria nel bicchiere si faceva apprezzare grazie ai vini delle Cinque Terre e appunto (a ponente) grazie al moscatello di Taggia. E’ vitigno a rischio d’estinzione e – oggi – vino DOC da dessert/da meditazione, paglierino, e piacevole anche nella versione moderatamente frizzante. Il recupero è merito di Eros Mammoliti, vigneron di Ceriana. A Taggia, filologicamente, accompagna anzitutto i biscottini al finocchio e i particolarissimi canestrelli. Il naturalista Giacomo Bracelli nel ‘400 annotava “(Taggia) è una piccola città, ma notissima per la generosità della vite. In quanto ivi vi è un vino mobilissimo chiamato “muscatum”, ritenuto non inferiore a quello di Cipro, Creta ed al Falerno”. Ortensio Lando nel ‘500 lo descriveva “tanto buono che se in un tinozzo mi ci affogassi, parrebbemi fare felicissima morte”. E nelle memorie del savonese Agostino Abate – secolo XVI – si riferiscono viceversa le punizioni (sino allo scuoiamento) per chi adulterava o annacquava i vini. Per approfondimenti ti consiglio la monografia di Alessandro Carassale, edita a Taggia nel 2002.
Umberto Curti
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