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Castagne secche

Quelle essiccate nei tecci, a Calizzano (SV) e a Murialdo (SV), sono presidio Slow Food. Ma in Val Bormida si mangiano anche con l’aggiunta di ricotta.
I tecci sono piccole costruzioni di pietra, coperte da scandole * , una graia posizionata a 2-3 m dal suolo consente a calore e fumo di salire verso le castagne, che vi venivano trasportate in sacchi dalle bestie da soma. La varietà è in genere la gabbiana, e affumica due mesi sopra un fuoco tenue e  continuo.

Dopo di che se ne fanno confetture, biscotti… A Calizzano, eccellente il gelato alla castagna. Analoghi ai tecci, i canissi in Valle Arroscia, a volte anche “ritrovi” dove sbocciavano gli amori; dopo l’essiccatura, le castagne da sbucciare venivano poste dentro una pistagna (sacca di tela), immersa in acqua e ceneri calde, sbattuta tre volte su un ceppo, le castagne venivano poi trasferite nel vallo (cesta tonda e piatta) dove si otteneva il distacco della pula, e alla fine si festeggiava il buon esito del lavoro con buridde di stoccafisso e qualche altra leccornia. Purtroppo, da alcuni anni, un patogeno dalla Cina (cinipide galligeno) sta compromettendo i raccolti.

* scàndure du tecciu (tegole del secchereccio) sono infatti semplici biscottini al forno di Calizzano (SV)

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